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Presidente della Repubblica d'Estonia Alla concessione della laurea honoris causa dell'Università di Napoli 21 novembre 2002

L'Estonia e l'Europa


Magnifico Rettore,
Egregi colleghi accademici,
Egregi Signore e Signori!

Vi ringrazio per l“invito e soprattutto per avermi conferito la laurea honoris causa della Vostra onorata università. Parlarvi degli sforzi e del passato della mia piccola nazione in questo luogo, dove ad ogni passo possiamo godere di ricchezze storiche e culturali, è per me un grande onore e un“oppurtunità straordinaria.

Permettetemi di esporvi uno dei possibili punti di vista sulle sorgenti della ricchezza culturale europea, quello di un estone.

In una raccolta di articoli recentemente pubblicata in estone: "L'importanza della cultura. L'influenza sullo sviluppo umano dei giudizi di valore", il professore di politologia dell“Universita` del Michigan Ronald Ingelhart afferma che uno dei più importanti avvenimenti storici del XX secolo è stato la nascita e la caduta dell“impero comunista, che comprendeva un terzo della popolazione mondiale.

Anche se Ingelhart ritiene specialmente importante l'influenza delle lunghe tradizioni culturali e religiose in tutti i fattori di sviluppo delle società dei popoli e degli stati liberati dal giogo del comunismo, l'autore trova che tutto questo non vale in tale misura per le nazioni dell'ex Unione Sovietica. Egli scrive: "A partire dalla svolta drammatica verso la democrazia nel 1991, esse non hanno progredito, non sono diventate più felici, fiduciose, tolleranti né hanno superato l“orientamento verso i valori materiali. In diversi aspetti si sono mosse in direzione opposta". E altrove: "Per esempio i paesi protestanti come la Germania dell“est e la Lettonia, una volta superato il regime comunista, mostrano un livello abbastanza basso di fiducia reciproca tra le persone."

Le affermazioni riportate sono specialmente serie nel contesto dell'adesione all'Unione europea dell'Estonia e degli altri stati dell“Europa centrale e dell“Est. Tali opinioni, circolanti nell“area culturale e scientifica occidentale, possono influenzare innanzi tutto i giudizi e gli attegiamenti dei cittadini degli stati membri dell“Unione europea nei confronti dell'allargamento dell'Unione. Inoltre essi provocano, nei cittadini dei paesi candidati, la preoccupazione di non riuscire ad essere partner alla pari.

Si ritiene che l'epoca del post-modernismo sia caratterizzata dall'indebolimento del ruolo delle tradizioni. Le succitate affermazioni del noto politologo confermano invece il contrario: gli stereotipi fissati nella nostra coscienza sono anch“essi molto vitali e difficili da sradicare. Nonostante la storia della maggior parte dei regimi comunisti rientri nei limiti del secolo appena finito, la loro influenza sui nostri modi di pensare e opinioni continua.

Per spiegare la storia di nascita, sviluppo e collasso del sistema comunista ci vorrebbe probabilmente un intero corso o più corsi di lezioni. Oggi mi limito a fornirvi di alcuni concetti caratterizzanti lo sviluppo dello stato estone e della sua societa`. Occore partire fugacemente dalle origini dello stato.

Gli estoni sono una nazione piccola ma molto antica. Secondo alcune stime, abbiamo vissuto sul nostro territorio in riva al mar Baltico almeno per 7000 anni. Parliamo una lingua appartenente alla famiglia delle lingue ugro-finniche, che ci unisce sia linguisticamente sia storicamente, ad esempio con i finlandesi e gli ungheresi.

I primi rudimenti di statualità della nostra nazione cominciarono a prendere forma circa 1000 anni fa. All'inizio del XIII secolo arrivarono sui nostri territori i cavalieri teutonici con missionari e commercianti. Essi conquistarono e dedicarono questo paese alla Vergine Maria e battezzarono i nostri antichi antenati. Se i nostri predecessori avessero avuto l“opportunità di sviluppare ulteriormente quell'embrione di stato, la storia delle coste del mar Baltico sarebbe stata per alcuni aspetti diversa. Ma la storia non si fa con i "se".

Nella storia della Cavalleria d'Estonia si ripete secondo le stesse modalità, la storia delle colonie dell'antica Grecia e dell'antica Roma. Cosí come i successori delle antiche colonie ebbero i loro nomi dai loro governanti, cosí anche noi l'abbiamo avuto dalla Cavalleria d'Estonia. Il nome che ci unisce e' Estonia - Eesti.

Gli estoni cercarono di sfruttare le controversie scoppiate fra i governanti laici ed ecclesiastici e organizzarono nel 1343 la estesa rivolta della notte di san Giorgio. Anche questo avvenimento avrebbe potuto essere un'opportunità per la nascita di uno stato proprio. Ma i conquistatori attirarono i rivoltosi al tavolo delle trattative ed uccisero i quattro capi della rivolta giunti come ambasciatori, denominati nelle cronache i re degli estoni. La rivolta fu soppressa.

Successivamente i territori dell“Estonia furono teatro di diverse guerre ed il diritto di governo sul territorio dei nostri antenati passò dai regni di Polonia e di Svezia all“impero zarista russo. La reale sovranità fu conservata per secoli dalla Cavalleria d'Estonia, che concordò i propri privilegi con ogni nuovo conquistatore. Per questo in Estonia si suole parlare di una sovranità tedesca di 700 anni.

Gentili ascoltatori!

Probabilmente queste succinte informazioni evocano alla vostra memoria gli avvenimenti storici svoltisi nel corso dei secoli negli stati e città-stato situati nella penisola italiana. Il Protestantesimo si consolidò in Estonia nel XVII secolo sotto il dominio svedese.

Il diritto di ogni uomo di rivolgersi a Dio nella propria lingua, postulato da Martino Lutero, forní una base alla nascita e allo sviluppo della lingua letteraria estone. Alle prime pubblicazioni in estone, risalenti al XVI secolo, ne seguirono molte altre. Cominciò a svilupparsi con grande impeto una rete di scuole popolari, e nel 1632 il re di Svezia Gustavo Adolfo II fondò l'Università di Tartu. Come conseguenza della Guerra del Nord, dopo il patto di pace di Uusikaupunki, il territorio dell'Estonia venne annesso all'impero zarista russo. Ci siamo liberati dal dominio della nobiltà dei tedeschi del Baltico e dell'Impero russo, fondando il nostro stato, solo nel 1918.

Storici e storici della cultura estoni sono d'accordo nel concludere che gli estoni si svilupparono in una nazione, creando la propria cultura alla metà del XIX secolo. In questo senso la nazionalità estone è centrata sull'elemento culturale (culture nationalism) a differenza di molte altre grandi nazioni dell“Europa, per cui l'identità nazionale si sviluppò centrata sull“elemento statuale (civil nationalism). Il sistema di valori grazie ai quali si è consapevoli di sé e ci si orienta nel mondo fu sviluppato dal popolo estone tramite la sua letteratura, arte visiva, teatro e cultura canora. Una manifestazione unica di quest'ultima sono le feste nazionali del canto, che coinvolgono decine di migliaia di cantanti, organizzate a partire dal 1869.

L'idea della stuatualità estone cominciò a svilupparsi alla fine del XIX secolo proprio in grembo alla cultura. Nello stesso tempo maturò l“idea di avvicinarsi all“Europa. Quando nel 1905 la Russia fu scossa dalla prima rivoluzione, molti intellettuali estoni del tempo si assunsero il compito di essere europei oltre che nazionalisti estoni. L'"idea europeista" era stata monopolizzata dagli antichi governanti tedeschi degli estoni. A quel tempo gli estoni stessi si posero in dialogo attivo con la varietà culturale dell'Europa. L'europeismo era anche una contromossa retorica al dominio russo.

Il nazionalismo culturale degli estoni trovò una forma nella proclamazione della Repubblica estone il 24 febbraio 1918. A solida base dello stato c'era l'esperienza delle amministrazioni locali, fatta nel corso della presa di coscienza nazionale-culturale. Nel preambolo della Costituzione della Repubblica d'Estonia e' scritto lo scopo dello stato estone: difendere e perpetuare la lingua e la cultura estoni. Come vediamo stato e cultura estone sono in simbiosi.

I primi due decenni della Repubblica estone possono essere anche caratterizzati come un'epoca di fioritura. Non c'è nessun settore culturale in cui la cultura estone non avesse allora raggiunto il livello dello sviluppo dell“Europa, conservando nello stesso tempo l'unicità nazionale. Ora vorrei mettere in particolare evidenza alcuni fatti.

Nel 1925 il Parlamento estone approva la legge sull'autonomia culturale delle minoranze nazionali, esprimendo cosí chiaramente che nella repubblica d“Estonia accanto alla cultura estone hanno diritto di esistenza anche le culture delle minoranze. Con l'approvazione di questa legge fummo pionieri nell'Europa del tempo.

Alla fine degli anni '20 l'Estonia divenne promotrice del movimento paneuropeo. Si può dire che l'Estonia dimostrò la prontezza per la nascita dell“Unione europea già un quarto di secolo prima dell'inizio del reale sviluppo dell'Unione. Quelle decisioni prese a licvello statale erano anche decisioni politico-culturali.

Nel 1940 l'Unione Sovietica occupò la Repubblica estone. Il regime totalitario iniziò il suo lavoro di distruzione con l“internamento in Siberia dell'elite intellettuale estone, stabilendo la dittatura assoluta del partito. Alla fine degli anni “40 decine di migliaia di libri furono utilizzati come materiale combustibile, l'inquisizione sovietica redigette elenchi della letteratura e degli autori proibiti e stabilì una censura multipla. Lo scopo del potere totalitario durante l'occupazione durata mezzo secolo fu l'assimilazione delle culture nazionali.

Sorge ora naturale una domanda: come riuscí uno dei più piccoli collettivi linguistici e nazionali europei a resistere al regime totalitario, arrivando di nuovo al proprio stato? Nell'elenco dei motivi che resero possibile ciò, sono rilevanti due fattori su cui mi sono già fermato; tali motivi sono la cultura estone come spazio del nostro essere e l'idea europeista.

Durante il periodo sovietico, la cultura estone divenne un sostituto della sfera politica pubblica, persa durante l“occupazione. Sia la letteratura e l'arte che il teatro "elaborarono" un loro linguaggio speciale di allusioni, entro cui si svolgeva la comunicazione sociale interna. Nella retorica classica questo linguaggio di allusioni è rappresentato dal principio "sapienti sat".

Mi limito ad un esempio di come si svolgesse tale comunicazione doppiamente codificata. Ogni cinque anni allo stadio del canto di Tallinn convenivano per la festa nazionale del canto decine di migliaia di cantanti di coro e più di centomila estoni ad ascoltarli. Quando il repertorio obbligatorio approvato dagli organi di partito e di potere lodante Lenin, Stalin ed il Partito Comunista terminava, si cantava la canzone di Gustav Ernesaks "Il mio paese e' la mia vita", composta sulle parole della poetessa del Risorgimento nazionale estone Lydia Koidula. Essa è stata per 50 anni l'inno nazionale estone, come per gli italiani il coro degli schiavi del "Nabucco" di Verdi. Tutto lo stadio del canto si alzava in piedi con le lacrime negli occhi e nel cuore la speranza che anche per gli estoni sarebbe albeggiato di nuovo il giorno della libertà. Lo stesso stadio del canto di Tallinn divenne nel 1988 l“arena princiaple della "Rivoluzione cantata" estone.

Anche se lo stato estone compirà fra poco 85 anni, il nostro popolo ha potuto organizzare la propria vita solo per 33 anni. Due terzi di questo periodo rimangono fra le due grandi guerre. Quando nella seconda metà degli anni '80 la Perestroika diede la prima possibilità, dilagò un movimento popolare di massa, supportato da idee nazionaliste, denominato poi "Rivoluzione cantata" per le sue riunioni pacifiche nello stadio del canto. Si è detto addirittura che gli estoni cantarono la loro libertà.

Accanto a tutto ciò non si possono sottovalutare le strategie dell'atteggiamento democratico e dei negoziati, che i leader e gli intellettuali estoni utilizzarono sia nella politica interna sia nei rapporti con Mosca. Da un lato costruivamo in quello stato occupato dall'impero la base giuridica, politica ed economica necessaria per l'indipendenza, dall“altro cercavamo di dimostrare a tutto il mondo l“essenza imperialistica dell'Unione Sovietica. In quel lavoro di propaganda il nostro argomento era la dimensione europea nel comportamento dell'Estonia e degli altri Paesi Baltici.

L'azione unanime e sicura dei tre piccoli popoli paralizzò l'impero sovietico del tempo. Ciò dava una nuova prospettiva anche agli stati dell'Europa Centrale fino ad allora trattati dal regime totalitario come propri satelliti. Per caratterizzare questo processo bastano alcuni dati eloquenti.

Il 16 novembre abbiamo festeggiato il giorno della rinascita dell'Estonia. Quel giorno, 14 anni fa, l'Estonia proclamò, come repubblica sovietica occupata, i diritti statali di sovranità e la superiorità della propria legislazione rispetto a Mosca. Poco tempo dopo alla nostra domanda si unirono anche la Lituania e la Lettonia. Il 23 agosto 1989, 50 anni dopo il famigerato patto Molotov-Ribbentrop per la divisione dell“Europa, si svolse la più grande dimostrazione comune pacifica nella storia del mondo - i tre popoli baltici formarono una catena umana di 600 chilometri dalla capitale dell“Estonia, Tallinn, alla capitale della Lituania, Vilnius.

Alcune settimane dopo la Catena Baltica, un altro popolo ugrofinnico, gli ungheresi, realizzò una svolta democratica. Con simili avvenimenti a Praga, Varsavia e altrove, capitali precedentemente appartenenti alla sfera d'influenza dell“Unione sovietica, comindciò in Europa una nuova epoca. Farei notare anche il fatto che il muro di Berlino cadde nel novembre del 1989, esattamente un anno dopo la dichiarazione d'indipendenza dell'Estonia. Ma la Germania divisa si riunificò solo due anni dopo quell'avvenimento.

La cosa più importante: il 20 agosto del 1991 l'Estonia ripristinò il proprio stato senza alcuna vittima. Questo fu il risultato dello smontaggio durato per anni del regime totalitario, mentre ogni passo fu soppesato attentamente e appoggiato giuridicamente. Senza usare il bagaglio di valori precedentemente descritto, tale sviluppo sarebbe stato impensabile. Senza esagerazioni si può dire che l'esperienza dell“Estonia ha nella storia dell'Europa l'importanza di un battistrada. Con il ripristino dell'indipendenza degli stati baltici cominciò anche il processo di indipendenza dei popoli dell“Unione Sovietica grazie cui un quinto del mondo ebbe la possibilità di uno sviluppo democratico e pose fine alla contrapposizione della guerra fredda nel mondo.

Ora ci ritroviamo sulla soglia degli avvenimenti di svolta. Quali sono i cambiamenti cardinali svoltisi nell“ultimo decennio nella società estone: abbiamo avviato un nuovo sistema monetario e l'economia di mercato, attuato riforme radicali in quasi tutti i settori della società, introdotto la democrazia parlamentare.Ora la NATO sta per invitare l'Estonia ad entrare a farne patre, e fra poche settimane speriamo di riceverne l'invito per l'Unione Europea. Da qui cominciano le nostre nuove opportunità in Europa, ma anche gli impegni con l'Europa. L'Estonia è stata denominata uno dei paesi di transizione più di successo, dove il ritmo della crescita economica di anno in anno ha superato il limite del 5%. Allo stesso tempo è un problema importante anche in Estonia un'acuta stratificazione sociale caratterizzante le società di transizione e la divisione della società. Per questo è apprezzabile il fatto che proprio la nostra elite economica ha mostrato iniziativa per il superamento di questa divisione. Una via d'uscita è visibile in un vasto accordo fra le parti più diverse della società al fine di determinare le nuove direzioni di sviluppo.

Già nel secolo scorso il grande pensatore Rudolf Steiner decise che le richieste sociali non possono essere realizzate con un solo cambio di potere, ma la vita sociale seve essere tenuta in continuo stato di socializzazione. Le parole-chiave di quest“anno sono diventate in Estonia il "dialogo sociale" e "l'accordo sociale". Arrivare a tali accordi non è facile. Ma abbiamo già alcune esperienze, perché anche il movimento nazionale che alla fine degli anni '80 coinvolse un estone su tre, non funzionava che sulla base di un accordo.

Egregi colleghi accademici!
L'Estonia sta sulla soglia dell'Unione Europea. Dalla Napoli mediterranea alla Tallinn baltica si può tracciare una linea retta, che come un'asse diagonale simbolizza l'unità dell'Europa. Non abbiamo più bisogno di mettere in evidenza la nostra appartenenza alla civiltà europea. Siamo tornati nella nostra casa storica.

Nella cornice determinatasi ovviamente, lo stato estone, la sua società e cultura possono ora concentrarsi sullo sviluppo della propria unicità. L'Europa non è una fonderia di nazioni e lingue come cercava di essere una volta l“impero sovietico. La caratteristica dell“Europa, la sua vitalità sta nell“integrazione delle diversità e nella sinergia delle unicità. Quest'è il nostro comune valore di base, che siamo impegnati a conservare e sviluppare nell'Unione Europea.

Uno dei più grandi poeti estoni Hando Runnel ha pubblicato alcuni anni fa una raccolta di poesie intitolata "Al di là delle Alpi". Questa metafora ha un“importanza particolare prendendo in considerazione l“avvenimento di oggi. Le Alpi, l'unica catena di alta montagna in Europa incorniciano con un bell'arco lo "stivale" appenninico e la culla culturale dell“Europa con il popolo italiano passionale, talentoso e raffinato. Le Alpi potrebbero essere anche una frontiera che guardando dall“Estonia segni una porta verso il Sud assolato, e guardando dall'Italia un cancello verso il mistico Settentrione. Ma "Al di là delle Alpi" è anche la mano tesa di due popoli, la conferma della possibilità di una Europa unita e nello stesso tempo arricchita dalle diversità.

Permettetemi di trattare l“onore che mi fate - dottore honoris causa dell'Università di Napoli - come una mano tesa. È allo stesso tempo un riconoscimento per il popolo e lo stato che io qui rappresento. Ancora una volta - grazie!

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